La Stanza dei Desideri — Contributo di Gabriele Boccacini
Discorso Introduttivo di Gabriele Boccacini, Regista della Compagnia Stalker Teatro, al Laboratorio “La Stanza dei Desideri” Rivolto ai Giovani Artisti

Introduzione al progetto “La Stanza dei Desideri” Realizzato dal 24 marzo al 2 aprile 2025 alle Officine Caos, Officine per lo Spettacolo e l’Arte Contemporanea.
La Stanza dei Desideri è un progetto organizzato da Stalker Teatro, compagnia il cui nucleo artistico è attivo dal 1975, impegnata da decenni nella sperimentazione e nella contaminazione tra linguaggi artistici, performance e impegno sociale. Il progetto si sviluppa attraverso una serie articolata di azioni, con l’intento di esplorare nuove modalità di lavoro artistico in laboratori creativi multidisciplinari aperti a diversi gruppi. L’obiettivo è creare momenti di incontro che favoriscano la crescita personale, l’autostima e la costruzione di relazioni fondate sulla fiducia.
Ispirata al celebre film “Stalker” di Andrej Tarkovskij, questa iniziativa invita i partecipanti a confrontarsi profondamente con i propri desideri, intesi come elemento fondante della propria esistenza. Attraverso un lavoro basato sulla relazione, sulla percezione e sulla consapevolezza, La Stanza dei Desideri diventa così luogo di riflessione e condivisione, un’esperienza creativa che guarda al futuro con apertura e innovazione.

Trascrizione del discorso di Gabriele Boccacini
<< Allora, direi che possiamo iniziare. Forse qualcuno arriverà ancora dopo, ma è passato il quarto d’ora accademico e dunque possiamo cominciare.
Innanzitutto vi ringrazio per la fiducia con cui vi siete iscritti a questo laboratorio, anche perché molti di voi io non li conosco e quindi non so se voi conoscete noi, se avete avuto modo di vedere i nostri lavori.
Chiaramente “teatro” significa moltissime cose diverse: ognuno ha una propria idea e probabilmente esperienze teatrali differenti dagli altri. Questo aspetto per noi è fondamentale, perché crediamo che il teatro sia intrinsecamente legato alla creatività delle diverse persone.
Non esiste infatti un teatro uguale ad un altro. Certo, esiste il teatro più tradizionalmente accademico, quello che valorizza il saper recitare bene, la dizione perfetta, la presenza scenica, o che attinge anche da altre discipline fisiche per ottenere una certa qualità formale. Ma questo è appunto teatro accademico.
Il nostro teatro, invece, lo definiamo esattamente per come ci chiamiamo: Stalker Teatro, un teatro specifico diverso da altri. Naturalmente anche noi abbiamo subito influenze importanti, avendo avuto la possibilità di confrontarci personalmente con grandi maestri del Novecento come Grotowski e Barba lavorando con loro; ho seguito anche una messa in scena di Ronconi, tutt’altro genere. Ma l’aspetto più importante per la nostra formazione rimane l’esperienza concreta che abbiamo maturato negli anni procedendo insieme nella nostra ricerca.

In questo laboratorio io svolgerò soprattutto il ruolo di colui che parla e che guida verbalmente le attività, mentre i miei colleghi, presenti quasi al completo, cureranno la parte più fisica e performativa. Con alcuni dei miei collaboratori presenti lavoro addirittura da cinquant’anni. Sembra impossibile, ma il teatro non fa sentire il passare del tempo.
Fare teatro è sempre stato per noi un’avventura, un momento estremamente vitale, che si integra con la vita quotidiana fino quasi a sostituirla. Ripensando al nostro percorso, posso scandire il tempo della mia vita attraverso i progetti teatrali realizzati. Il teatro, dunque, deve necessariamente essere un fatto vitale, connesso all’energia del quotidiano e alla partecipazione empatica di chi lo pratica.
Vorrei proporvi di lavorare sulla dimensione del vuoto. Non è casuale che abbia menzionato il film “Stalker” di Andrej Tarkovskij, perché Tarkovskij stesso parlava del suo lavoro come di un modo per “scolpire il tempo”. Scolpire il tempo con la propria esistenza è un’ipotesi affascinante e per noi, che abbiamo fatto dell’arte il nostro percorso di vita, c’è una reale coincidenza tra l’opera e la vita stessa.
Negli anni passati simili laboratori ci hanno permesso di incontrare persone con cui abbiamo poi collaborato a lungo. Alcuni di voi potrebbero iniziare con noi oggi un viaggio di lunga durata, un percorso che diviene sia lavoro sia un cammino esistenziale.
Il nostro teatro, quello che nasce dagli anni Settanta, era ed è ancora un teatro di gruppo: persone che si uniscono, si confrontano, creano spazi teatrali. È ciò che noi abbiamo fatto negli anni in molti luoghi diversi: dall’ex ospedale psichiatrico di Collegno, alle serre comunali di Grugliasco, da Cittadellarte a Biella, in collaborazione con Michelangelo Pistoletto, fino ad arrivare all’inizio del 2000 con la creazione delle Officine Caos.
Qui a CAOS abbiamo trovato le condizioni ottimali per creare, ciò è avvenuto grazie al nostro lavoro ma anche a un po’ di fortuna. Questo laboratorio nasce dal piacere di condividere l’esperienza accumulata, perché la conoscenza del teatro si fonda essenzialmente sul passaggio diretto fra le persone.

Ci piace molto coinvolgere il pubblico nelle nostre performance, ma in questo laboratorio non si tratta semplicemente di fare teatro per qualcuno: si tratta invece di condividere un percorso di ricerca comune. Non c’è un presupposto iniziale preciso, se non quello di condividere esperienze, esplorare, sperimentare, e trovare piacere nel fare le cose insieme.
“La Stanza dei Desideri”, come nel film di Tarkovskij, è quel luogo misterioso al centro della Zona, dove ciascuno può confrontarsi con i propri desideri più profondi. Ma nel film non si vede mai cosa realmente accade lì dentro, e questo silenzio, questo vuoto, per me è significativo. Credo infatti che per riconoscere ciò che è pieno, occorra saper leggere il vuoto. Silenzio, immobilità e pause sono fondamentali per creare ritmo e armonia, linguaggio e significati profondi.
C’è un altro desiderio, che condivido con voi anche se riguarda una progettualità futura: realizzare una Stanza dei Desideri effettiva dentro un carcere, perché credo che chi vive recluso abbia una sensibilità particolare verso i desideri. A loro mancano le cose essenziali: affetti, lavoro, una casa. Ma per arrivare a queste cose serve autostima, fiducia in se stessi e capacità di vedere le cose con occhi nuovi.
Anche qui, oggi, noi non vi chiederemo di fare cose complicate, ma di entrare in relazione tra voi e trovare l’energia per creare, improvvisare e forse progettare. Per noi, infatti, è essenziale avere una dimensione progettuale chiara: non è solo libera espressione, ma capacità di elaborare e realizzare progetti, sempre lasciando spazio alla libera associazione di idee.
Normalmente lavoriamo per creare performance, non fine a se stesse, ma come naturale espressione di un percorso condiviso. Quello che vi proponiamo è un’attività di interazione, mediata dalla grande esperienza dei performer di Stalker Teatro.
Questi sono i confini e il contesto del nostro laboratorio, dove il contesto siete proprio voi. Voi siete l’elemento stimolante che ci incuriosisce e ci invita a lavorare sulla percezione, sulla presenza psicofisica e sul dare valore a tutte le cose, anche le più semplici.
Possiamo dunque cominciare con un training elementare che ci renda disponibili al gioco e pronti all’incontro reciproco.
Se avete domande, sarò felice di rispondere. >>
