Tutto (o Quasi) sull’Indicatore RSI

Quello che già sapevi sull’RSI, spiegato in modo semplice ed esaustivo.

Tiziano Boccacini
12 min readAug 26, 2021
Relative Strenght Index.

Intro

Ciascun manuale disponibile di analisi tecnica solitamente dedica almeno un paio di capitoli alla trattazione dell’argomento momentum. Di cosa si tratta? Gli oscillatori di tipo momentum misurano, secondo diversi parametri, la velocità di cambiamento dei prezzi. Il momentum in un determinato mercato si calcola prendendo in esame le continue variazioni del prezzo dell’asset in un intervallo di tempo stabilito. Ad esempio, per costruire una linea di momentum a 10 giorni, si sottrae semplicemente il prezzo di chiusura dei 10 giorni passati al successivo prezzo di chiusura. Il valore così ottenuto, positivo o negativo, è poi tracciato intorno ad una “linea zero”. Vedremo come questa regola si applica similmente sia all’indicatore momentum propriamente detto che ad altri oscillatori funzionanti in maniera analoga. Nel trading il momentum è utile come indicatore della forza o della debolezza del prezzo di un determinato asset in una data situazione.

Cos’è RSI?

Il Relative Strenght Index, letteralmente “Indice di Forza Relativo”, conosciuto come RSI, è il più famoso indicatore di tipo momentum. È stato creato a fine anni ’70 da J. Welles Wilder Jr. autore di New Concepts in Trading Systems, del 1978, ora un classico nella letteratura sugli investimenti. L’RSI viene usato per misurare la portata dei recenti cambiamenti di prezzo. Si possono così valutare situazioni di overbought (letteralmente “troppo comprato”) e di oversold (letteralmente: “troppo venduto”) per azioni o altri tipi di assets, forex, commodities, criptovalute. L’RSI viene generalmente visualizzato come un oscillatore (un grafico lineare che si muove tra due estremi) e può avere un valore che va da 0 a 100.

RSI Come funziona

Sul grafico del prezzo di un asset, può essere aggiunto l’indicatore RSI. Esso assegna un punteggio compreso tra zero e cento, il quale viene indicato con una linea che per l’appunto oscilla tra questi due valori. Il numero segnalato ad ogni momento indica la forza con la quale un determinato asset sta venendo comprato o venduto. Il grafico dell’RSI si muove dunque parallelamente in relazione ai cambiamenti del prezzo. Inoltre gli analisti usano comparare il valore segnalato dall’RSI con altri fattori, per trovare conferme sui trend rilevati o per validare delle possibili figure tecniche di inversione. Ne sono un classico esempio le cosiddette divergenze, cioè quando il trend dell’RSI prende una direzione inversa rispetto all’andamento del prezzo o ad altri oscillatori. Per ottenere una valutazione più chiara, gli esperti preferiscono utilizzare l’RSI su di un grafico con il timeframe giornaliero (D). Questo rende l’analisi solitamente più significativa rispetto a quella basata su di un grafico orario (H). Tuttavia, in certi casi, anche i periodi orari, più corti, vengono usati come parametro per capire se sia una buona idea comprare, soprattutto nel caso di una prospettiva di breve termine.

Come si calcola RSI

La formula con cui l’indicatore RSI viene calcolato non è tra le più complesse. Si tratta di calcolare un numero che viene sottratto a 100. Questo numero si ottiene dividendo 100 per (1+RS) dove RS (che sta per Relative Strenght, ovvero “Forza Relativa”) è il rapporto tra due medie percentuali. La prima è la media delle differenze percentuali di prezzo tra apertura e chiusura delle ultime n candele rialziste (quelle verdi, per intenderci). La seconda media è quella che viene calcolata tra le variazioni percentuali di prezzo delle ultime n candele negative (quelle rosse). “N” è il numero dei periodi (ad esempio, se si usa il grafico giornaliero, il numero dei giorni) che vengono presi in considerazione per il calcolo, ed è possibile stabilirlo arbitrariamente. Di default però “n” è impostato a 14. Scegliendo un numero di periodi più basso si fa dipendere maggiormente il risultato finale dalle recenti azioni del prezzo, selezionando invece un numero di periodi più alto si tende ad ammortizzare le ultime variazioni di prezzo bilanciandole con i movimenti meno recenti. Questo significa che con n basso avremo un RSI più reattivo, i cui segnali andranno interpretati cautamente, mentre con n alto tenderemo ad avere indicazioni più di lungo periodo, meno ripide e influenzabili dalle oscillazioni di prezzo dell’ultimo momento.

Facciamo un esempio su come si calcola l’RSI, la formula è la seguente

RSI = 100 — [ 100 / (1+RS) ]

Mettiamo che n sia impostato a 5, con un grafico giornaliero.

Questo vuol dire che andremo a considerare le ultime 5 candele, ovvero il periodo dei 5 giorni scorsi.

Prima candela : apertura = 1.00 chiusura = 2.00 / Variazione +100%

Seconda candela : apertura = 2.00 chiusura = 1.00 / Variazione -50%

Terza candela : apertura =1.00 chiusura =1,50. / Variazione +50%

Quarta candela : apertura =1,50 chiusura =3.00 / Variazione +100%

Quinta candela : apertura =3.00 chiusura =1,50. / Variazione -50%

Per calcolare RS (guadagno medio fratto perdita media) dobbiamo trovare

  • la media percentuale delle chiusure giornaliere positive (+100% ; +50% ; +100%), che fa 250/3 = 83,33%
  • La media percentuale delle chiusure giornaliere negative (-50% ; -50%) che fa 100/2 = 50% (ci interessa il valore assoluto)

Ora possiamo dividere il guadagno medio 83,33% per la perdita media 50%, ottenendo così RS = 1,66

Torniamo dunque alla formula iniziale ed inserendo i dati ottenuti risolviamo:

RSI = 100-[ 100 / (1 + 1,66) ] = 100-[ 100 / 2,66 ] = 100–37,59 = 62,41

RSI Grafico

L’indicatore RSI fornisce agli analisti tecnici un segnale sul momentum del prezzo, aiutando a definire se esso sia rialzista o ribassista; come già precedentemente accennato, il grafico RSI consiste in una linea che oscilla tra 0 e 100 ed è solitamente posizionato al di sotto del grafico del prezzo e del riquadro dei volumi. L’interpretazione consueta afferma che i valori dell’RSI a 70, o superiori, indicano che un asset sta diventando overbought (“ipercomprato”) e quindi è sopravvalutato. Questo segnalerebbe che si è prossimi ad un’inversione di tendenza o ad un ritracciamento del prezzo. Un RSI che misura 30 o una cifra minore indica invece una condizione in cui l’asset è oversold (“ipervenduto”) e quindi sottovalutato. Proprio per sottolineare visivamente questi limiti oltre i quali scattano i suddetti segnali, in corrispondenza dei livelli 30 e 70 è presente sul grafico una linea orizzontale. A queste altezze il grafico RSI vede dunque disegnate due parallele, contenute all’interno del rettangolo la cui altezza va da 0 a 100 e la cui lunghezza dipende dal periodo di cui si sta visualizzando il prezzo nel grafico principale di riferimento.

Come si usa RSI

Il Relative Strength Index (RSI) raramente viene usato come unico segnale su cui basare la decisione di un acquisto o di una vendita; più frequentemente si cerca di interpretare una più vasta gamma di dati, in questo caso esso svolge una funzione di supporto ai segnali di altri indicatori. L’RSI si utilizza in concomitanza con certi altri strumenti proprio per avere delle conferme più affidabili all’interno di specifiche strategie.

Non sono pochi coloro che avendo una conoscenza superficiale sul funzionamento dell’RSI, o sull’analisi tecnica in generale, prendono alla lettera la regola dello sforo dei livelli 30 e 70 e fondano le loro tattiche operative, pure nel breve termine, sul fatto che sotto i 30 si dovrebbe avere un prezzo “troppo” basso e sopra i 70 un prezzo “troppo” alto. Per cui credono che ciò sia sufficiente per individuare opportunità d’ingresso e che, seguendo questi segnali d’ipercomprato ed ipervenduto, convenga agire repentinamente scommettendo sulle relative inversioni di tendenza.

Se questo metodo non è abbastanza chiaro, sarà forse d’aiuto il seguente esempio, che ne mette anche in luce la possibile fallacia:

Consideriamo il caso in cui il prezzo di un’azione abbia rotto verso l’alto una resistenza e sia cresciuto fino ad arrivare a nuovi massimi. Prima di questa spinta rialzista il prezzo oscillava all’interno di un canale, ipotizziamo tra i 55 ed i 65 dollari. Durante questa fase l’RSI era stabile, diciamo tra 40 e 45. Appena al superamento dei 65 dollari l’RSI è balzato a 60, poi il prezzo è cresciuto ancora fino a 80 dollari, facendo arrivare l’RSI a 75, in zona ipercomprato. Qui l’utente medio potrebbe, considerato l’RSI molto elevato, decidere di aprire una posizione scommettendo sulla discesa del prezzo. Entrato a 80 dollari, si aspetta che il prezzo cali. Inizialmente questo si realizza: da 80 dollari si scende di qualche punto fino a tornare a quota 77 dollari. Ma poi, nonostante l’RSI sia ancora alto in zona ipercomprato, il prezzo torna bruscamente a spingere verso l’alto, superando gli 80 dollari e raggiungendo nuovi massimi. Sale addirittura fino a 108 dollari, con un RSI che tocca punte di 85. Il trader in questione, che aveva scommesso sulla discesa, perde così buona parte del capitale impiegato in questa operazione.

Vi è una ragione se l’RSI, da parte dei professionisti, non viene quasi mai usato da solo. Impostare un’analisi e prendere le relative decisioni soltanto sul livello raggiunto dall’RSI risulta in buona parte dei casi un errore che può portare a gravi perdite, soprattutto laddove da parte dell’utente vi sia l’illusione di aver trovato un metodo sicuro per capire quando aprire una posizione e in che direzione scommettere. La ragione per cui spesso usare l’RSI in questo modo non funziona per prevedere l’andamento dei prezzi è che la permanenza in una delle zone estreme (ipervenduto o ipercomprato) può durare per un tempo abbastanza lungo.

“ The market can stay irrational longer than you can stay solvent. ”

In questi casi chi aveva acquistato o venduto immaginando una subitanea reazione rialzista o ribassista, si potrebbe presto accorgere di come il prezzo continui imperterrito nella sua direzione estrema, perpetuando l’apparente irrazionalità mostrata dall’indicatore in questione. È dunque fortemente consigliabile che l’RSI sia usato in modo congiunto ad altri indicatori per essere efficace. Proprio quando serve a dare conferma alle indicazioni di altri strumenti di analisi esso acquista la sua massima utilità, diventando un elemento fondamentale di supporto all’interno di specifiche strategie che mettono in relazione un certo numero di misurazioni.

Come fare trading con RSI

Sul grafico dell’oscillatore in questione, appaiono delle linee orizzontali a 70 e a 30. Solitamente gli operatori guardano questi livelli per ottenere dei segnali d’acquisto e di vendita. È già stato precisato che un movimento sotto 30 indica una fase d’ipervenduto.

A causa dei movimenti che si verificano nei mercati rialzisti o ribassisti, il livello 80 diventa il livello di ipercomprato di un bull market e il livello 20 diventa quello di ipervenduto in un bear market.

Se un operatore ritenesse che il mercato stia formando il fondo e stesse quindi attendendo un’opportunità d’acquisto, aspetterebbe che l’oscillatore scendesse ben sotto 30; in quella fascia d’ipervenduto potrebbe verificarsi qualche tipo di divergenza o un doppio minimo.

Se a questo punto, l’oscillatore torna sui propri passi e supera al rialzo la linea del 30, molti operatori interpreteranno questo movimento come la conferma che il mercato stia girando al rialzo. Invece in un mercato in ipercomprato, il ritorno al di sotto della linea del 70 può essere utilizzato come segnale di vendita.

I principali tipi di segnali che l’RSI può dare sull’acquisto o la vendita sono l’analisi del trend, le divergenze tra la linea dell’RSI e quella dei prezzi ed i cosiddetti failure swing. Analizziamo ora nel dettaglio questi tre casi, sia per le situazioni interessanti per comprare che nelle occasioni inverse, in cui si possono aprire posizioni short.

RSI : Segnale di acquisto (buy)

  • Nell’analisi del trend si può rilevare come una linea RSI in discesa, che disegna massimi decrescenti e minimi decrescenti, spesso arrivando a valere meno di 30, possa ad un certo punto invertire la sua tendenza ribassista, ovvero rompere verso l’alto la resistenza data dalla linea di trend diagonale. Questo potrebbe funzionare come segnale tempestivo di acquisto, in quanto indicherebbe anche un’imminente inversione al rialzo del prezzo.
  • Il caso di una divergenza tra la linea dell’RSI e quella dei prezzi è considerato da Wilder come il fenomeno più indicativo fornitoci dal relative strenght index; se ad esempio, in territorio di ipervenduto (sotto i 30) si azionasse un trend ascendente per la linea dell’RSI, mentre il grafico del prezzo ancora sta producendo minori massimi e minori minimi, potrebbe essere un buon segnale di acquisto, perchè in questo caso la tendenza dell’RSI dovrebbe anticipare l’inversione rialzista del prezzo. In questo caso la divergenza viene rilevata, parallelamente e in un dato spazio di tempo, tra l’inclinazione positiva del trend dell’RSI e l’inclinazione ancora negativa del trend del prezzo.
  • I cosiddetti failure swing sono delle specifiche figure che l’RSI forma in punti estremi e che, come le divergenze, possono aiutare a riconoscere un’inversione di tendenza del prezzo prima che essa si verifichi. Un “bottom failure swing” è un possibile segnale di acquisto. Graficamente si determina questa figura quando l’RSI in un trend discendente, una volta sceso sotto i 30, è incapace di formare un nuovo minimo e finisce col superare un precedente massimo. Nonostante il prezzo continui a scendere, l’RSI smette di diminuire. Non appena l’oscillatore rompe la sua stessa resistenza, similmente al caso della rottura finale di un’inversione “testa e spalle”, è un segnale abbastanza chiaro che anche il prezzo potrebbe esaurire la sua caduta ed invertire rotta.

RSI : Segnale di vendita (sell)

  • Nell’analisi del trend si può rilevare come una linea RSI in salita, che disegna massimi crescenti e minimi crescenti, spesso arrivando a valere più di 70, possa ad un certo punto invertire la sua tendenza rialzista, ovvero rompere verso il basso il supporto dato dalla linea di trend diagonale. Questo potrebbe funzionare come segnale tempestivo di vendita. Questo potrebbe funzionare come segnale tempestivo di acquisto, in quanto indicherebbe anche un’imminente inversione al ribasso del prezzo.
  • Il caso di una divergenza tra la linea dell’RSI e quella dei prezzi è considerato da Wilder come il fenomeno più indicativo fornitoci dal relative strenght index; se ad esempio, in territorio di ipercomprato si azionasse un trend discendente per la linea dell’RSI, mentre il grafico del prezzo ancora sta producendo maggiori massimi e maggiori minimi, potrebbe essere un buon segnale di vendita, perchè in questo caso la tendenza dell’RSI dovrebbe anticipare l’inversione ribassista del prezzo. In questo caso la divergenza viene rilevata, parallelamente e in un dato spazio di tempo, tra l’inclinazione negativa del trend dell’RSI e l’inclinazione ancora positiva del trend del prezzo.
  • I cosiddetti failure swing sono delle specifiche figure che l’RSI forma in punti estremi e che, come le divergenze, possono aiutare a riconoscere un’inversione di tendenza del prezzo prima che essa si verifichi. Un “top failure swing” è un possibile segnale di vendita. Graficamente si determina questa figura quando l’RSI in un trend ascendente, una volta salito sopra i 70, è incapace di formare un nuovo massimo e finisce con il retrocedere sotto il minimo immediatamente precedente. Nonostante il prezzo continui a salire, l’RSI smette di crescere. Non appena l’oscillatore rompe a ribasso il suo stesso supporto, similmente al caso della rottura finale di un’inversione “testa e spalle”, è un segnale abbastanza chiaro che anche il prezzo potrebbe esaurire la sua salita ed invertire rotta.

Consigli utili

Originariamente Wilder, l’inventore dell’RSI, usò un periodo di 14 giorni. Come abbiamo accennato prima, più è breve il periodo, più sensibile diventerà l’oscillatore e più estesa la sua ampiezza. L’RSI funziona meglio quando le sue fluttuazioni raggiungono l’estremità superiore e inferiore. Di conseguenza, se si sta operando a breve periodo e si desidera che le oscillazioni diventino più evidenti, sarà necessario accorciare il periodo, mentre lo si dovrà, al contrario, allungare quando lo si vuole smussare e contenere nei movimenti. L’ampiezza dei movimenti dell’oscillatore a 9 giorni (nel caso in cui si scelga il grafico giornaliero) è di conseguenza superiore a quella ottenuta dall’originale a 14 giorni. Sebbene questi periodi di tempo siano tuttora comunemente utilizzati, alcuni analisti hanno sperimentato altri periodi, come a 5 e a 7 giorni per aumentare la volatilità della linea RSI; altri utilizzano periodi a 21 o 28 giorni per smussare i segnali dell’RSI.

Ancora nulla si è detto, riguardo alle misure del famoso oscillatore in questione, sul numero 50. Il livello 50 è il valore centrale dell’RSI e spesso si comporta da supporto durante i ritracciamenti e da resistenza durante i rimbalzi. Alcuni traders considerano gli incroci dell’RSI al di sopra e al di sotto del livello 50 rispettivamente come segnali di acquisto e di vendita.

Conclusioni

Gli oscillatori sono strumenti estremamente utili all’analista tecnico che operi in mercati privi di tendenza, dove i prezzi si muovono lateralmente tra bande orizzontali, creando situazioni in cui molti dei sistemi di trend following (seguire il trend principale) non danno buoni risultati.

Comunque la validità degli oscillatori non è limitata solo a questi tipi di mercato laterale: come già accennato, usati in correlazione con i grafici di prezzo, durante fasi con tendenza ben definita, essi diventano un prezioso strumento per individuare gli eccessi di breve periodo, evidenziando condizioni di ipercomprato o di ipervenduto. Aiutano anche a individuare le fasi del mercato caratterizzate da perdita di forza (o momentum), non ancora riscontrabili sui grafici normali, oppure anticipano la fine di un trend, dando luogo a divergenze.

L’RSI è un indicatore in grado di fornire segnali di trading molto affidabili, come già affermato più volte, però, il consiglio è quello di combinare i dati che esso fornisce con quelli di altri indicatori. Ve ne sono alcuni, altrettanto semplici da leggere, che ben si abbinano con l’RSI, anche per formare specifiche strategie di trading. Ecco di seguito i più usati.

L’OBV (On Balance Volume)

MACD (Media Mobile)

Bande di Bollinger

ADX (Average Directional Index)

EMAs (Exponential Moving Averages)

Ripetiamo ancora una volta che l’RSI, come tutti gli altri indicatori, può in molti casi generare falsi segnali. Esso serve per indicare i cambiamenti di momentum e non vi è garanzia che sia un segnale affidabile di imminenti e prevedibili movimenti del prezzo. Per questo molti traders tendono ad utilizzare l’RSI come un semplice ausilio all’analisi grafica.

A fronte delle incertezze suddette si ricorda che utilizzare l’RSI, come qualsiasi altro strumento di analisi tecnica, non mette al riparo al 100% dal rischio di perdita nel trading, anzi. Dunque bisogna porre sempre dei chiari limiti e degli stop per ripararsi dalle condizioni avverse, impreviste e “irrazionali” del mercato, che possono ledere rovinosamente il capitale investito.

Tiziano Boccacini.

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